Enti di ricerca scientifica, meglio l'impresa sociale?
È sempre più frequente il caso in cui i finanziatori impongono agli enti di ricerca di particolare interesse sociale la privatizzazione dei risultati della ricerca.
L’art. 79, c. 3, lett. a) del CTS prevede la decommercializzazione delle attività di ricerca scientifica poste in essere direttamente da enti del Terzo settore aventi come finalità principale lo svolgimento di attività di ricerca scientifica di particolare interesse sociale e nei limiti in cui tutti gli utili sono interamente reinvestiti nelle attività di ricerca e nella diffusione gratuita dei risultati, né vi sia alcun accesso preferenziale da parte di altri soggetti privati alle capacità di ricerca dell’ente medesimo, nonché ai risultati prodotti.
Quest’ultimo limite è teso a evitare che società commerciali possano indirettamente beneficiare dei vantaggi fiscali a favore degli ETS, sfruttando commercialmente i risultati delle ricerche.
Ai sensi della lett. b), sono decommercializzate le attività di cui sopra, se affidate da detti enti a Università o ad altri organismi di ricerca che la svolgono direttamente in ambiti e secondo le modalità di cui al D.P.R. 135/2000.
Ai fini della applicabilità dell’art. 79, c. 3 del CTS, il problema che ci si pone è il seguente: una fondazione che non condivida i risultati ottenuti con la comunità scientifica e che comunichi gli esiti del suo lavoro unicamente a un soggetto o a più soggetti committenti può assumere la qualifica di ETS?
A questo punto, ai fini della decommercializzazione...