I sistemi “conservoltaici” tra energia verde, biodiversità e incentivi
Il WWF Italia ha recentemente pubblicato lo studio “Un’energia che fa bene alla natura: i benefici del fotovoltaico per la biodiversità”, mentre il Ministero dell’Ambiente ha riaperto i termini per gli incentivi dell’agrivoltaico.
Il cambiamento climatico, checché ne pensino i negazionisti, è una realtà con la quale l’umanità sarà chiamata a confrontarsi nei prossimi decenni. Dei diversi aspetti che lo caratterizzano, il report del WWF è partito da una delle sue conseguenze (la perdita di biodiversità) e da una delle possibili soluzioni per attenuarne gli effetti (la decarbonizzazione dell’economia, investendo sulla produzione di energia pulita) per capire se esistano soluzioni in grado di creare benefici in entrambe le direzioni.La risposta è affermativa e per illustrarla l’associazione ha coniato un neologismo, “sistema conservoltaico”, che nient’altro è che un sistema agrivoltaico (cioè un impianto per la produzione di energia elettrica installato su di un terreno) sotto il quale continua a svolgersi un’attività agricola o pastorale.Certo, sono diverse le caratteristiche di un impianto fotovoltaico che possono influenzare l’habitat circostante (dalla struttura dei pannelli e dei sostegni, alle pratiche gestionali), ma se realizzato con un certo criterio può produrre una molteplicità di benefici.Per quanto riguarda gli organismi vegetali, per esempio, la struttura dei moduli fotovoltaici, modificando parametri come temperatura, umidità, precipitazioni nelle aree sottostanti, può generare particolari microclimi che possono favorire piante autoctone adatte a queste condizioni; il mosaico di microclimi così creato può favorire una maggiore biodiversità proprio per la...