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13 Novembre 2025
In USA la dichiarazione la fa l’intelligenza artificiale e in Italia?
Negli USA nascono piattaforme di intelligenza artificiale che preparano da sole le dichiarazioni fiscali. Se simili strumenti arrivassero in Italia, professionisti e imprese dovrebbero affrontare nuove opportunità e sfide su privacy, affidabilità e responsabilità.
Negli Stati Uniti sono già realtà piattaforme che utilizzano l’intelligenza artificiale per compilare in autonomia le dichiarazioni dei redditi. Startup come Filed propongono sistemi capaci di apprendere i flussi di lavoro degli studi fiscali e replicarli, automatizzando l’intero ciclo: dall’estrazione dei dati alla revisione. In caso di situazioni complesse, le anomalie vengono segnalate al professionista, mantenendo tracciabilità e auditabilità.Anche colossi come Intuit, con TurboTax, sperimentano modelli “done-for-you” che analizzano i dati del contribuente, importano documenti e suggeriscono deduzioni in automatico. In parallelo, realtà come Wolters Kluwer sviluppano workflow fiscali digitali basati sull’AI, che integrano raccolta dati, preparazione e consegna delle dichiarazioni.I benefici sono evidenti: riduzione del lavoro manuale, maggiore velocità e minori errori. Per i contribuenti standard, l’AI può essere un supporto immediato, mentre per i professionisti significherebbe più tempo per la consulenza strategica. Le esperienze americane evidenziano però anche criticità. L’AI funziona bene in scenari semplici, ma fatica con deduzioni particolari o crediti complessi. Queste novità aprono il campo alle solite discussioni: data la delicatezza del tema è bene ribadirle. La responsabilità legale resta ovviamente del professionista o del contribuente fai da te: “ignorantia AI non excusat”. La dichiarazione contiene numerosi dati personali...