La costituzione di servitù su terreni agricoli sempre al 9%
La Suprema Corte conferma la propria linea sulla costituzione di diritto di servitù su terreni agricoli, ribadendo come l’imposta di registro sia al 9% e non al 15%, come invece sostenuto dall’Amministrazione Finanziaria.
Con la sentenza della Corte di Cassazione 2.09.2024 n. 23489/2024, la Suprema Corte interviene in tema di imposta di registro sugli atti di costituzione di diritti di servitù, ribadendo la propria posizione.Oggetto della controversia “settanta” avvisi di liquidazione notificati dall’Amministrazione Finanziaria, relativamente ad atti di costituzione di servitù su terreni agricoli ove l’Agenzia delle Entrate negava l’applicazione dell’imposta di registro nella misura del 9% richiedendo il versamento della maggiore imposta del 15% al pari di quella “ordinaria” applicata alla cessione di terreni agricoli.Il diritto di servitù di cui all’art. 1027 c.c. e s.s. consiste in un peso imposto ad un fondo per l’utilità di un altro fondo appartenente ad un diverso proprietario. Questo diritto reale di godimento è comunemente utilizzato nel mondo agricolo per l’accesso ai fondi; con la costituzione della servitù il proprietario del fondo servente viene pertanto gravato dall’onere di concedere il diritto di passaggio ai conduttori del fondo dominante per facilitarne l’accesso. Nel caso di fondi interclusi, che non dispongono quindi di uscita su via pubblica, ai sensi dell’art. 1051 c.c., il diritto di servitù è costituito coattivamente in quanto in assenza dello stesso non vi sarebbe possibilità di accesso ai fini della coltivazione.Come ripreso nella Sentenza “l’utilitas” del diritto è strettamente collegata all’utilità che questa apporta al...