Con l’entrata in vigore del decreto Omnibus (20.06.2025), in attesa della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il settore dell’arte in Italia si prepara a una svolta epocale in materia di Iva: dal 2025, tutte le cessioni e importazioni di oggetti d’arte, antiquariato e da collezione saranno soggette all’aliquota ridotta del 5%, ma con una regola chiave che “vieta la cumulabilità con il regime speciale del margine”. La riforma, attesa da tempo e ora allineata alle direttive europee, risolve le storiche disparità di trattamento e impone nuove scelte operative agli operatori del settore.Fino al 2024, la disciplina italiana prevedeva un’aliquota agevolata del 10% solo per le cessioni di opere d’arte effettuate da autori, eredi o legatari e per le importazioni, come stabilito dal n. 127-septiesdecies della Tabella A, parte III, allegata al D.P.R. 633/1972. Tutte le altre cessioni, comprese quelle effettuate da gallerie e mercanti d’arte, erano invece soggette all’aliquota ordinaria del 22%. Questa impostazione, oltre a penalizzare il mercato interno, era divenuta incompatibile con il diritto europeo dopo la modifica della direttiva 2006/112/CE a opera della direttiva 2022/542/UE, che ha abrogato l’art. 103 e imposto agli Stati membri di uniformare il trattamento Iva delle opere d’arte.Il decreto Omnibus, in attuazione della normativa europea, abroga il n. 127-septiesdecies della Tabella A, parte III, del D.P.R. 633/1972 e introduce nella Tabella A,...