L’ordinanza della Cassazione n. 27951/2025 ridefinisce il rapporto tra accertamento societario e personale, rafforzando gli spazi difensivi di soci ed eredi nel processo tributario.
L’ordinanza della Cassazione Civile, Sez. V, 21.10.2025, n. 27951 si inserisce nel solco già tracciato, tra le altre, dalla Cassazione n. 34549/2024 e offre l’occasione per riflettere, in chiave sistematica, sul rapporto tra accertamento societario e accertamento del socio, con particolare attenzione ai diritti difensivi di soci ed eredi. Non si tratta solo di un intervento sul riparto di legittimazione, ma di un’importantissima presa di posizione che mira a evitare che l’inerzia della società, o del curatore, in caso di fallimento, si traduca automaticamente in una compressione irragionevole della posizione del socio, cui il reddito è imputato per trasparenza o quale reddito di capitale.Il punto di partenza è chiaro! La società resta soggetto autonomo, distinto dai soci, ai sensi degli artt. 5 e 44 del Tuir, con la conseguenza che l’atto impositivo intestato alla società può essere impugnato solo da quest’ultima, secondo i canoni di interesse e legittimazione di cui all’art. 100 c.p.c. e, a maggior ragione, gli eredi del socio non possono surrogarsi alla società per contestare direttamente l’accertamento societario divenuto definitivo.Nel caso de quibus, l’Amministrazione Finanziaria aveva proceduto a imputare agli eredi del socio unico un maggior reddito di capitale, fondato su utili extracontabili accertati in capo alla S.r.l. poi fallita, dando per presupposta, e non più discutibile, la ricostruzione del reddito societario.L’innovazione del...