Con la nuova Iva al 5%, l'Italia sfida Dubai. Ma il regime dello 0% sulle plusvalenze degli Emirati, unito alle free zone, resta imbattibile per gli investitori. Analisi del 2026.
Per un collezionista o un investitore, scegliere dove acquistare, custodire o rivendere un'opera non è solo una questione di logistica, ma un calcolo di convenienza. Il 2026 segna un anno di svolta, mettendo a confronto 2 filosofie fiscali opposte: la grande riforma italiana e la consolidata certezza di Dubai.Italia, la rivoluzione competitiva del 2026 - Per decenni, l'Italia è stata percepita come un mercato fiscalmente oneroso per l'arte. Il 2026 rappresenta un'inversione di rotta storica, guidata da 2 pilastri: uno già operativo e uno in dirittura d'arrivo.La novità più dirompente, già a regime, è il recepimento della direttiva UE che abbatte l'Iva. Se fino al 2024 le importazioni di opere d’arte da Paesi extra-UE scontavano un 10% e le vendite da parte di gallerie, artisti e operatori commerciali spesso il 22%, con il "decreto Omnibus" (D.L. 95/2025), approvato a metà 2025, è stata stabilita un'aliquota unica e ridotta al 5%. Questo significa che, a partire dal 2026 si applicherà questa aliquota del 5% per importazioni di opere d'arte e vendite da parte di gallerie, artisti e operatori commerciali (salvo l'applicazione del regime del margine). Questo rappresenta un cambiamento epocale che allinea l'Italia ai suoi concorrenti europei, Francia e Germania, rendendo l'acquisto e le importazioni nel mercato italiano molto più competitivo.Il secondo fondamento riguarda i guadagni. Storicamente, il sistema italiano è chiaro su un punto: per gallerie e mercanti, la...