Imposte dirette 01 Febbraio 2024

Cassazione, PEX secondo il valore corrente delle partecipazioni

La Corte di Cassazione, con la sentenza 9.01.2024, n. 898, accoglie la tesi erariale per la quale ai sensi dell’art. 87, c. 5 del Tuir, il valore delle partecipazioni in società indirettamente partecipate deve essere commisurato al valore di mercato e non al valore contabile delle medesime.

Per il giudice di Cassazione l’art. 101, c. 1 del Tuir prevede che le minusvalenze dei beni relativi all’impresa sono deducibili se sono realizzate ai sensi dell’art. 86, cc. 1, lett. a) e b) e 2 del Tuir, solo nel caso in cui si sia in presenza di operazioni non connotate dai requisiti di cui all’art. 87 del Tuir. L’art. 87, c. 1, Tuir, come noto prevede una serie di requisiti per poter beneficiare dell’esenzione in virtù del regime PEX. Tra questi ultimi rilevano i requisiti di cui alla lettera c) (residenza fiscale della società partecipata in uno Stato o territorio diverso da quelli a regime fiscale privilegiato) e di cui alla lettera d) (esercizio da parte della società partecipata di un’impresa commerciale secondo la definizione di cui all’art. 55). L’art. 87, c. 5 del Tuir che si occupa della verifica dei requisiti in capo alle holding, dispone che per queste i requisiti di cui alle lett. c) e d) devono sussistere in capo alle società indirettamente partecipate che rappresentino "la maggior parte del valore del patrimonio sociale della partecipante". Sulla base di tale raccordo normativo e dal relativo tenore letterale per l’indicata Cassazione va privilegiato il riferimento al valore di mercato o corrente e non al valore contabile, come iscritto in bilancio, del patrimonio sociale della holding. Il computo al valore di mercato trova conferma nella relazione di...

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