Amministrazione e bilancio 10 Dicembre 2025

Cena aziendale: requisiti di esenzione e ricadute retributive

Le cene aziendali sono una pratica diffusa per rafforzare appartenenza, motivazione e clima organizzativo. Non sono semplici liberalità: richiedono una gestione attenta sotto i profili retributivo, fiscale e contributivo, per coglierne i benefici evitando rischi di riqualificazione e oneri inattesi.

Natura e funzione - La cena aziendale, di regola legata a festività o ricorrenze, ha una vocazione eminentemente ricreativa: favorisce socialità, rafforza l’appartenenza e migliora il clima interno. Pur costituendo un’utilità per il dipendente, non è automaticamente imponibile, poiché l’ordinamento prevede un regime di favore che, a condizioni definite, tutela la funzione sociale dell’erogazione senza trasformarla in retribuzione.

Regola generale ed eccezioni - In primo luogo, vige il principio di armonizzazione fiscale-previdenziale: l’art. 51, c. 1 del Tuir adotta un criterio onnicomprensivo del reddito di lavoro dipendente, includendo ogni somma o valore percepito in relazione al rapporto, in denaro o in natura. Tuttavia, a questa regola si affiancano deroghe tassative nei commi successivi dello stesso articolo. Trattandosi di norme agevolative, la loro applicazione richiede il rigoroso rispetto dei requisiti, da pianificare e attuare con coerenza per assicurare stabilità interpretativa.

Esclusione dal reddito e condizioni - In particolare, la cena aziendale rientra tra le opere e i servizi esclusi dal reddito ai sensi dell’art. 51, c. 2, lett. f) del Tuir, quando è messa a disposizione dal datore di lavoro (anche tramite accordi o regolamenti) ed è offerta alla generalità dei dipendenti o a categorie omogenee per finalità ricreative (accanto a educazione, istruzione, assistenza sociale e sanitaria, culto).
In questa prospettiva, non remunera la prestazione, bensì genera coesione e partecipazione, con riflessi positivi su benessere e produttività. L’esenzione opera se ricorrono congiuntamente: una finalità chiaramente ricreativa, normalmente agganciata a ricorrenze o festività; una platea ampia e non discriminatoria, definita per generalità o categorie omogenee (sede, reparto, qualifica) secondo criteri trasparenti e verificabili.

Quando diventa imponibile - Per contro, se l’iniziativa assume un taglio selettivo o premiale, l’esclusione non opera. Ciò avviene, ad esempio, quando la cena è collegata alla performance individuale o di specifici team e prevale la funzione retributiva. In tali casi l’utilità perde la natura di liberalità a valenza sociale e si qualifica come compenso in natura, soggetto al regime ordinario e ai relativi limiti.

Riflessi su Tfr e altri istituti - La ricorrenza della cena, specie nel periodo natalizio, può assumere rilievo retributivo. Ai fini del Tfr, concorrono gli elementi non occasionali: un evento programmato e reiterato tende a perdere l’occasionalità e, in linea teorica, il valore pro quota può concorrere al Tfr (Cass. Civ., Sez. Lav., 16.09.2024 n. 24801), salva diversa disciplina collettiva.
Quanto agli altri istituti, prevalgono le regole contrattuali: le mensilità aggiuntive si determinano su voci stabili e continuative (Cass. Civ., Sez. Lav., 30.12.2022, n. 38172); la retribuzione feriale comprende solo componenti intrinsecamente connesse alle mansioni (Cass. Civ., Sez. Lav., 16.05.2025, n. 13042); l’indennità sostitutiva del preavviso riflette la retribuzione “normalmente spettante” e include solo voci continuative, non liberalità episodiche (Cass. 22.06.2000, n. 8496).
Ne discende che un benefit ricreativo annuale, privo di continuità e di nesso funzionale con la prestazione, resta, di regola, fuori dalle basi di computo.

Conclusione operativa - In definitiva, la cena aziendale richiede scelte chiare, coerenti e documentate: se strutturata come welfare ricreativo, aperto alla generalità o a categorie omogenee, accede all’esenzione fiscale e contributiva; se, invece, presenta connotati selettivi o premiali, va trattata come compenso in natura, con applicazione del regime ordinario. Pertanto, mantenere allineate finalità dichiarate e modalità operative consente di prevenire riqualificazioni e contenziosi, trasformando un gesto di convivialità in una leva di governance efficace e sostenibile.