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Amministrazione e bilancio
29 Agosto 2025
Cessione di partecipazione o recesso? Analisi di convenienza
Nel contesto societario italiano, in particolare nelle società di capitali (S.r.l. e S.p.A.), i soci possono trovarsi nella condizione di voler uscire dalla compagine sociale.
Le due principali modalità previste dall’ordinamento per dismettere la propria posizione sono la cessione della partecipazione o il recesso dalla società. Entrambe le opzioni comportano conseguenze differenti, sotto il profilo giuridico e fiscale: la scelta, dunque, tra l’una o l’altra può avere un impatto significativo per il socio. Nell’ipotesi di cessione di partecipazione si è in presenza di un atto negoziale mediante il quale il socio trasferisce a un altro soggetto (socio o terzo) la propria quota o azione. I principali vantaggi sono sintetizzabili come segue: a) flessibilità, poiché non occorre necessariamente la modifica dello statuto; b) nessun impatto sul patrimonio sociale, in quanto nel caso di specie l’operazione riguarda esclusivamente soggetti privati. Tra le criticità si segnala la necessaria presenza di un acquirente disposto all’acquisto, oltre all’eventuale presenza di limiti statutari o clausole di gradimento (può essere richiesta, ad esempio, l’approvazione degli altri soci). Ai fini fiscali, la cessione è tassata applicando l’imposta sostitutiva del 26%. Peraltro, stante che la possibilità di rivalutare (rectius: rideterminare il valore del costo storico o di acquisto), pagando l’imposta sostitutiva del 18% sull’intero valore “aggiornato”, è una norma definitivamente a regime, la plusvalenza può essere ridotta o azzerata, con un significativo risparmio fiscale. Da rilevare, altresì, che spesso è preferibile alla...