Accertamento, riscossione e contenzioso
15 Novembre 2025
Cessione quote post-accertamento: quando l’atto lecito diventa reato
La sentenza della Cassazione n. 29943/2025 fornisce un esempio paradigmatico di come un’operazione societaria apparentemente neutra possa integrare il reato.
La sentenza n. 29943/2025 offre un’occasione imprescindibile per ricalibrare la bussola interpretativa in materia di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte (art. 11, D.Lgs. 74/2000), un reato che continua a manifestare un perimetro applicativo sorprendentemente ampio.Il cuore della questione risiede nella nozione di “atti fraudolenti”. La giurisprudenza, recepita e ribadita dalla Suprema Corte, stabilisce che tale definizione ricomprende ogni comportamento che, pur essendo formalmente lecito, è intrinsecamente caratterizzato da una componente di artifizio o di inganno. Non conta solo ciò che è simulatamente alienato, ma anche qualunque stratagemma artificioso idoneo a sottrarre le garanzie patrimoniali alla riscossione.Natura del reato di pericolo concreto e limite temporale - L'art. 11 D.Lgs. 74/2000 sanziona l’idoneità degli atti a rendere inefficace la procedura di riscossione coattiva. La Cassazione ribadisce che il delitto ha natura di reato di pericolo concreto. Nel caso esaminato, l’atto fraudolento è stato compiuto dopo la notifica degli avvisi di accertamento, ma prima che la procedura di riscossione coattiva fosse formalmente avviata. La Corte ha ritenuto che la condotta fosse finalizzata a impedire la riscossione di un debito "ormai prevedibile".Sebbene la ratio sia condivisibile, prevenire che il contribuente si sottragga ai doveri tributari creando un’apparenza ingannevole, è cruciale non incorrere in un'applicazione...