Immobiliare 31 Gennaio 2025

Compravendita immobiliare, Cassazione contro Cassazione

Con due diverse sentenze la Cassazione si è espressa sulla cessione di fabbricati, una volta assoggettando a Iva l’operazione e un’altra ritenendo necessaria l’imposta di registro.

Sulle cessioni di fabbricati o di porzioni di fabbricato la Cassazione, nello stesso giorno, va contro sé stessa. Per la Suprema Corte tali atti devono essere infatti assoggettati a Iva in un caso (sentenza n. 832/2024) e all’imposta di registro nell’altro (sentenza n. 837/2024). Le due sentenze, diametralmente opposte fra loro, sono state emesse dallo stesso giudice, dallo stesso collegio giudicante e, incredibilmente, nello stesso giorno.Questa incredibile discrasia di decisioni della Suprema Corte sul medesimo caso sottoposto al suo giudizio è avvenuta infatti nel corso dell’udienza dell’11.06.2024. Le due opposte decisioni hanno però un denominatore comune: in entrambi casi è risultata vincente nel giudizio l’Agenzia delle Entrate (che evidentemente aveva anch’essa sostenuto, per la medesima fattispecie giuridico-tributaria, due posizioni diverse).Per comprendere la totale discrasia delle 2 sentenze basta esaminare, in estrema sintesi, la parte dispositiva di ciascuna di esse.Nella prima in ordine cronologico (sentenza n. 832/2024, pubblicata il 14.12.2024) la Suprema Corte ha statuito che, qualora si dovesse ritenere che qualsiasi cessione dì fabbricati o di loro porzioni non ultimati siano esenti da Iva, si legittimerebbero operazioni elusive che non si giustificano alla luce di quella che deve intendersi essere la ratio della norma, volta invece ad assoggettare a Iva le cessioni di fabbricati o di porzioni di fabbricato (abitativi o strumentali) non...

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