Diritto del lavoro e legislazione sociale 27 Febbraio 2024

Consulta, nuovo colpo alla disciplina sui licenziamenti del Jobs Act

Con una nuova pronuncia in materia di nullità del licenziamento, la Corte Costituzionale amplia le ipotesi di reintegra e ricomprende anche quelle non espressamente previste dalla legge.

Con sentenza 22.02.2024, n. 22 la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità dell’art. 2, c. 1 D.Lgs. 23/2015, limitatamente alla parola “espressamente”. Tale disposizione, quindi, è stata ritenuta illegittima nella parte in cui, nel riconoscere la tutela reintegratoria, nei casi di nullità, previsti dalla legge, del licenziamento di lavoratori assunti con contratti a tutele crescenti l’ha limitata alle nullità sancite “espressamente”. La pronuncia rappresenta l’ennesimo colpo al Jobs Act (si ricorderanno le precedenti sentenze nn. 194/2018, 150/2020 e 125/2022), la cui logica di fondo in tema di licenziamenti prevedeva il rimedio indennitario contro il recesso ingiustificato, fermo restando l’obbligo della reintegrazione nel posto di lavoro per i casi più gravi del licenziamento discriminatorio o nullo, riconducibili “agli altri casi di nullità espressamente previsti dalla legge”. Ed è proprio sull’avverbio “espressamente” che questa volta si è abbattuta la censura della Corte Costituzionale. Il caso trae spunto dalle vicende di un autista assunto in regime di tutele crescenti, che ha impugnato il licenziamento irrogatogli, deducendo, tra l’altro, la nullità del recesso per contrarietà alle norme imperative in materia di procedure per l’irrogazione di sanzioni disciplinari nel settore...

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