Sono arrivate nei giorni scorsi le CU per dipendenti e pensionati. Che fare se la CU è sbagliata ma il datore di lavoro o soprattutto l’Inps non la correggono.
Con oltre 16 milioni di pensionati, l’Inps è il principale sostituto di imposta italiano. Nei giorni scorsi l’Istituto ha puntualmente inviato, o pubblicato sul portale, le certificazioni uniche relative alle prestazioni erogate nel 2023.
Ma a tale puntualità corrisponde altrettanta precisione? Dalle proteste che si raccolgono pare che, ogni anno, una percentuale di certificazioni significativa sia errata. Gli errori possono capitare anche nelle certificazioni dei datori di lavoro, ma il caso Inps è peculiare per 3 ragioni:
i cedolini dell’Inps sono tra i più complicati e i meno facili da leggere nel panorama;
la platea dei beneficiari tende, comprensibilmente, a fidarsi dell’Istituto;
non è per niente facile avere un dialogo con l’Istituto.
Lo scorso anno l’Inps ha cercato di correre ai ripari invitando (cfr. circolare n. 29/2023) chi avesse ricevuto una certificazione sbagliata a rivolgersi genericamente presso gli sportelli Inps, senza però fornire alcun servizio dedicato. Francamente, non sappiamo quanto questo servizio funzioni.
Il risultato è che nella migliore delle ipotesi il pensionato non può utilizzare la precompilata, nella peggiore il pensionato sarà raggiunto fra qualche anno da richieste di versamenti o avrà pagato più del dovuto senza saperlo.
Che fare se non si riesce ad ottenere per tempo una nuova CU? Anzitutto, sconsigliamo...