Imposte dirette 12 Ottobre 2024

È commerciale la vendita abituale di opere d’arte

I proventi del collezionista privato derivanti dalla cessione abituale e continuativa di opere d’arte e beni d’antiquariato, sono classificabili nel reddito d’impresa. Lo ha chiarito la CGT del Piemonte, Sez. 2, nella sentenza 10.06.2024, n. 291.

Nel caso in esame due contribuenti vendevano a titolo oneroso, opere d’arte e beni d’antiquariato di vario genere, anche tramite piattaforme online. L’Amministrazione Finanziaria, ritenendo che questa attività avesse una natura imprenditoriale, contestava queste tipologie di operazioni, recuperandole a tassazione. Dopo un primo grado favorevole ai contribuenti, in sede d’appello la Corte di giustizia tributaria di secondo grado ha riconosciuto la legittimità degli accertamenti. Al riguardo è stato evidenziato che:- (in linea generale) la definizione civilistica di “impresa commerciale” è diversa da quella prevista in ambito tributario. Infatti, mentre l’art. 2082 c.c. considera imprenditore chi svolge attività economica organizzata in modo professionale, l’art. 55 del Tuir non richiede il requisito dell’organizzazione, ma il solo esercizio professionale abituale dell’attività (ai sensi dell’art. 2195 c.c.) anche se in modo non esclusivo (si vedano anche: Cass. nn. 6874/2023, 36992/2022 e 27211/2006);- (nello specifico) deve considerarsi “mercante d’arte” (produttivo di redditi d'impresa ex art. 55 e ss. del Tuir e soggetto passivo ai fini Iva) colui che ne esercita abitualmente e professionalmente l’attività commerciale allo scopo di trarne profitto; viceversa, è “speculatore occasionale” (produttivo di redditi diversi ex art. 67, c. 1, lett. i) del Tuir) chi acquista con lo scopo di rivendere e conseguire un utile; infine, è...

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