Diritto del lavoro e legislazione sociale
21 Gennaio 2025
Licenziamento discriminatorio e riorganizzazione
La Cassazione ribadisce il principio per cui la riorganizzazione non giustifica atti discriminatori, richiamando l’attenzione su diritti fondamentali dei lavoratori.
Una vicenda di licenziamento, apparentemente motivata da esigenze aziendali, ha messo in discussione l’applicazione delle norme sulla tutela dei diritti dei lavoratori, in particolare in situazioni di fragilità. Protagonista una dirigente di una grande azienda, licenziata nell’ambito di una riorganizzazione nonostante le sue condizioni di salute fossero precarie. La lavoratrice ha denunciato che il licenziamento fosse discriminatorio, ritenendo che lo stato di disabilità e le molestie subite in azienda avessero influenzato la decisione. Dopo una battaglia legale che ha coinvolto i tribunali di primo grado e d’appello, la Corte di Cassazione ha deciso per un nuovo esame del caso, aprendo una riflessione importante sul rapporto tra motivazioni aziendali e discriminazione.Discriminazione nelle decisioni aziendali - Un aspetto fondamentale rilevato dalla sentenza riguarda la natura discriminatoria del licenziamento, anche in presenza di una riorganizzazione aziendale. Secondo la giurisprudenza consolidata, non è necessario che il licenziamento sia basato esclusivamente su un motivo illecito per essere considerato discriminatorio. La presenza di un contesto vessatorio o di trattamenti differenziati può essere sufficiente a qualificare l’atto come contrario alle normative vigenti. Nel caso specifico, la dirigente, unica persona con disabilità tra i suoi pari, è stata l’unica a perdere il posto di lavoro. Questo elemento statistico, trascurato in appello, è stato...