Diritto del lavoro e legislazione sociale 21 Marzo 2025

Licenziamento per insubordinazione verbale: la Cassazione apre una via

Anche le sole parole aggressive verso i superiori, se gravi, possono giustificare il licenziamento per giusta causa.

La recente ordinanza della Corte di Cassazione 10.03.2025, n. 6398 affronta un caso di licenziamento per insubordinazione esclusivamente verbale. La vicenda risale al 2021, quando un dipendente di un’azienda operante nei servizi ambientali reagì duramente al diniego di una richiesta di ferie, manifestando un comportamento verbalmente aggressivo nei confronti dei superiori. Secondo la società, il tono minaccioso e irriguardoso assunto dal lavoratore giustificava la risoluzione immediata del contratto. Di diverso avviso, invece, il dipendente che, ritenendo ingiusto il licenziamento, aveva presentato ricorso davanti al Tribunale di Massa, chiedendo reintegrazione e risarcimento danni ai sensi dello Statuto dei Lavoratori. Il Tribunale, inizialmente, aveva ritenuto legittimo il provvedimento espulsivo, anche in assenza di comportamenti fisici.Tuttavia, la situazione si era capovolta davanti alla Corte d’Appello di Genova, la quale aveva sottolineato che il contratto collettivo nazionale prevedeva espressamente il licenziamento solo nel caso in cui l’insubordinazione fosse accompagnata da condotte materiali, le cosiddette “vie di fatto”. Pertanto, in base al Ccnl, il comportamento verbale, seppur grave, avrebbe consentito soltanto sanzioni minori.Interpretazione della Cassazione: la non tassatività del Ccnl - La società, contestando la decisione della Corte genovese, si è rivolta alla Cassazione evidenziando un errore di fondo: il contratto collettivo non va...

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