Amministrazione e bilancio 12 Dicembre 2025

Nuova disciplina sul riporto perdite fiscali: riforma semplificatrice?

La nuova disciplina sul riporto delle perdite fiscali, per quanto animata da finalità condivisibili, si caratterizza per una struttura tecnica sofisticata e scarsamente lineare, aggravata da incertezze sulla decorrenza e sull’applicabilità a situazioni pregresse.

Com’è noto la riforma introdotta dal D.Lgs. 192/2024, ulteriormente integrata dal D.L. 84/2025, ha ridefinito in profondità la disciplina del riporto delle perdite fiscali, in particolare con riferimento alle operazioni straordinarie. Tra le principali innovazioni: il superamento del limite dei 10 dipendenti per il test di vitalità, la centralità del patrimonio netto economico quale parametro quantitativo per la riportabilità, l’introduzione di un regime più favorevole per le perdite infragruppo (art. 177-ter Tuir), nonché l’estensione della disciplina anche ai conferimenti d’azienda. Tuttavia, l’apparente razionalizzazione normativa si scontra, nella prassi applicativa, con numerose criticità interpretative che minano proprio quell’obiettivo di semplificazione spesso sbandierato come ratio della riforma.Un primo aspetto problematico è legato al tema della decorrenza. La norma, in apparenza lineare, stabilisce che le modifiche si applicano “alle operazioni effettuate dal periodo d’imposta in corso al 31.12.2024” (art. 15, c. 2 D.Lgs. 192/2024). Tuttavia, già la clausola di esclusione per le posizioni pregresse (perdite, eccedenze di interessi passivi e ACE maturate in esercizi precedenti) genera incertezza. In particolare, l’ambiguità si acuisce laddove operazioni straordinarie realizzate nel corso del 2024 coinvolgano perdite formatesi in esercizi precedenti: la norma non chiarisce in modo inequivocabile quale regime (previgente o novellato)...

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