Amministrazione del personale 28 Dicembre 2023

Preavviso: una corretta gestione

Le 2 fattispecie del preavviso lavorato e non lavorato.

Il preavviso è l’arco temporale che intercorre tra la comunicazione al lavoratore o al datore di lavoro di voler recedere dal rapporto e l’ultimo giorno di lavoro. Il preavviso decorre da quando le parti ne vengono a conoscenza e in caso di diversa previsione contrattuale si calcola in giorni di calendario. La durata è affidata all'art. 2118 c.c. ai CCNL che ne stabiliscono la durata secondo schemi variabili in base ai lavoratori che sono impiegati o operari e all’anzianità di servizio; alcuni CCNL prevedono inoltre che il preavviso decorra dal 1 o dal 15 del mese. Il preavviso non è previsto nei casi seguenti: dimissioni per giusta causa; durante il periodo di prova; al termine del contratto a tempo determinato; risoluzione consensuale; risoluzione per mancato servizio a seguito di reintegra. Durante il preavviso lavorato le parti mantengono gli stessi obblighi e diritti: il datore di lavoro ha l’obbligo di retribuire il lavoratore considerando gli eventuali aumenti contrattuali, mensilità aggiuntive, ecc. ed il lavoratore mantiene l’obbligo di diligenza, fedeltà e subordinazione. Il preavviso può però anche essere non lavorato: in questo caso la parte che recedere deve corrispondere all’altra l’indennità sostitutiva di preavviso, oppure trattenere l’indennità di mancato preavviso. Vediamo i 2 casi principali. Nel caso in...

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