Il 6.11.2023 è stato siglato un accordo tra i governi di Italia e Albania in virtù del quale, dalla primavera del 2024, i migranti salvati dalle navi italiane nel Mediterraneo saranno trasferiti nel porto albanese di Shengjin. Per questo saranno costruite, nel Paese balcanico, apposite strutture come un hotspot destinato a gestire gli sbarchi, l’identificazione e il primo soccorso, nonché un centro di accoglienza temporanea sul modello dei nostri CPR (Centri per il rimpatrio).
La misura non sarà applicata ai migranti fragili, come minori e donne in gravidanza, e a quelli salvati dalle ONG, sebbene quest’ultimo dettaglio non sembri particolarmente rilevante, dal momento che i salvataggi in mare effettuati dalle Organizzazioni Non Governative ammontano grosso modo all’8% del totale. In un primo momento i destinatari del provvedimento saranno 3.000 ma, quando si entrerà a pieno regime, si stima che il numero salirà a oltre 36.000, con il chiaro obiettivo di alleviare il sovraffollamento dell’hotspot di Lampedusa che, nello scorso mese di settembre, ha fatto registrare il record di sbarchi.
Va subito detto che tale tipo di accordi non costituisce una novità assoluta ma piuttosto replica il modello sperimentato dal Regno Unito con il Ruanda, peraltro bocciato proprio in questi giorni dalla Corte Suprema britannica. In ogni caso, l’intento dell’Esecutivo italiano, ricalca fedelmente quello...