Società e contratti 29 Novembre 2025

Società di comodo e non affidabilità dei numeri

La Cassazione smonta l’automatismo delle società di comodo, focalizzando l’attenzione sulla realtà d’impresa che si stima che rilevi più dei calcoli operati a tavolino dal Fisco.

L’ordinanza della Cassazione 24.09.2025, n. 25992 riporta al centro una verità normativa spesso dimenticata (o volontariamente disattesa). Ci si riferisce alla disciplina delle società di comodo, sorta per colpire gusci vuoti e strutture meramente elusive e non imprese reali che arrancano in un contesto economico sempre più difficoltoso. Eppure, l’Amministrazione Finanziaria continua a trattare il test di operatività come un infallibile strumento aritmetico, giungendo a concludere che se i ricavi non superano le soglie di legge, scatta la presunzione e, pertanto, quasi automaticamente, l’etichetta di società “non operativa”.Gli Ermellini rammentano, invece, che si tratta di una presunzione legale sì, ma relativa, che il contribuente può vincere dimostrando l’esistenza di condizioni oggettive, esterne e non imputabili, tali da rendere impossibile il raggiungimento dei ricavi o del reddito “minimo”. Con ciò ci si concentra, non sui calcoli semplicisticamente operati dall’Amministrazione Finanziaria, bensì sulla realtà economica in cui l’impresa si è trovata a operare in quel periodo d’imposta. In pratica, ciò che conta davvero è la prova della realtà imprenditoriale. Nella casistica in commento, riguardante un’impresa edile, la Cassazione valorizza elementi come perizie che attestano la fatiscenza degli immobili, ordinanze di inagibilità, dinieghi o ritardi nelle autorizzazioni edilizie e sanitarie, vincoli urbanistici sopravvenuti e...

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