Diritto del lavoro e legislazione sociale 18 Gennaio 2025

Un gradito ritorno: le dimissioni per fatti concludenti

Reintrodotte dal recente “Collegato Lavoro” per porre un freno ai frequenti abusi in materia.

La L. 203/2024 collegata alla legge di Bilancio 2025 (cd. Collegato Lavoro) ha reintrodotto nel nostro ordinamento le dimissioni per fatti concludenti, l’istituto che consente al datore di lavoro, in caso di assenza ingiustificata del lavoratore, di imputare a quest’ultimo la volontà di recedere dal rapporto di lavoro.L’intento del Legislatore è quello di porre un argine alla cattiva abitudine, in voga presso molti prestatori, di allontanarsi volontariamente dal posto di lavoro, per costringere la parte datoriale a un licenziamento disciplinare, utile al conseguimento della NASpI. Inutile precisare che una prassi siffatta in questi anni ha comportato dei costi indebiti per le imprese e per la collettività.La questione trae origine dal dettato normativo dell’art. 26 D.Lgs. 151/2015 che ha imposto l’obbligo di presentare le dimissioni soltanto in modalità telematica mediante la piattaforma predisposta dal Ministero del Lavoro, senza tuttavia prevedere alcuna regola in caso d’inerzia del lavoratore.Le conseguenze pratiche di tale lacuna normativa hanno suscitato aspri dibattiti, anche a livello giurisprudenziale. Significativa, in tal senso, la sentenza del Tribunale di Udine n. 20/2022 che aveva giudicato illegittimo il comportamento di una lavoratrice assentatasi dal lavoro senza fornire alcuna giustificazione, al fine di indurre la propria azienda a licenziarla, in modo da ottenere l’indennità di disoccupazione. Riteneva, pertanto, corretta la decisione...

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