Diritto del lavoro e legislazione sociale 30 Gennaio 2025

La sentenza che fa scuola sui bonus aziendali

Dai bonus non dovuti alla tutela della dignità, una decisione della Cassazione chiarisce i diritti dei lavoratori e gli obblighi delle imprese.

La questione era semplice solo in apparenza: un lavoratore chiedeva il riconoscimento del bonus di fine anno per il 2016, sostenendo che la reiterazione del beneficio nei periodi precedenti lo trasformava in un diritto acquisito. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 13.01.2025, n. 805, ha stabilito un principio fondamentale: un’azienda può mantenere una prassi senza che questa diventi automaticamente vincolante. Perché si crei un obbligo, è necessario dimostrare l’esistenza di un intento negoziale chiaro e inequivocabile, che non può derivare dalla semplice consuetudine. Questa posizione protegge tanto il lavoratore quanto l’azienda, ponendo l’accento sulla necessità di trasparenza contrattuale.Demansionamento o disagio temporaneo? Il lavoratore lamentava anche una presunta dequalificazione professionale, sostenendo che il suo ruolo era stato ridimensionato a scapito della dignità personale. La Cassazione, però, ha bocciato questa accusa, evidenziando che il periodo in questione era troppo breve per generare un danno tangibile e, soprattutto, che mancavano prove concrete. Non basta rivendicare un torto: è necessario fornire elementi inconfutabili che dimostrino la perdita di competenze, responsabilità o prestigio. La decisione suggerisce quanto sia cruciale documentare con precisione ogni episodio rilevante, specie in ambiti delicati come quello lavorativo.Privacy e dignità sotto la lente - Tra le accuse rivolte alla società, il lavoratore aveva...

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